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I profeti disarmati

di Mirella Serri

I profeti disarmati
Collana
COLLANA STORICA
EAN
9788879729789
Pagine
240
Formato
Rilegato
I profeti disarmati

Per qualche decennio il Partito comunista italiano ha realizzato un miracolo. Apparteneva al Movimento comunista internazionale e aveva rapporti "fraterni" con l'Unione sovietica, ma era al tempo stesso una grande forza democratica, un'indispensabile componente della vita democratica nazionale e, grazie al ruolo di Palmiro Togliatti nell'immediato dopoguerra, uno dei principali costruttori dello Stato repubblicano. Chiunque osasse ricordare i suoi errori e la sua fedeltà alla politica estera sovietica, correva il rischio di essere considerato reazionario o cripto-fascista. Questa operazione di immagine ebbe successo anche perché il partito poté contare per molti anni sulla volonterosa collaborazione di intellettuali, scrittori e artisti che sono stati protagonisti di un precedente libro di Mirella Serri, I redenti.
Quasi tutti erano stati fascisti sino al 1942 e avevano quindi una particolare familiarità con la professione dell'"intellettuale organico".
Il partito comunista conosceva i loro trascorsi, ma li aveva "perdonati" e sapeva che questo atto di clemenza avrebbe garantito la loro fedeltà.
Il successo dell'operazione ebbe l'effetto di oscurare l'esistenza di un'altra intelligencija italiana, poco incline a lasciarsi attrarre dalle seduzioni del grande partito comunista.
I suoi esponenti avevano combattuto il fascismo negli anni del regime, conoscevano la natura del movimento comunista, sapevano che le sue strategie non erano compatibili con il futuro di un paese democratico. Le loro origini politiche erano diverse, ma avevano una comune ispirazione liberale. Erano "Profeti disarmati", come li definisce Mirella Serri, ma avevano un piccolo quotidiano, Risorgimento Liberale.
Il suo direttore era Mario Pannunzio che creerà di lì a poco, un settimanale (Il Mondo) ancora più intelligentemente agguerrito. Con l'aiuto di Benedetto Croce, Luigi Einaudi, Nicolò Carandini, Ernesto Rossi e altri, Pannunzio creò un'isola di libertà intellettuale in una società che sarebbe stata progressivamente presidiata dai partiti di massa. A questa isola e alle forze che la stringevano d'assedio è dedicato questo saggio.