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La guerra privata del tenente Guillet

di Vittorio Dan Segre

La guerra privata del tenente Guillet
Genere
Saggi
Collana
SAGGI
EAN
9788879720267
Pagine
240
Formato
Brossura
La guerra privata del tenente Guillet
«Amedeo Guillet è un eroe italiano.» ttL - La Stampa

Questo libro è una medaglia su cui sono ritratti due volti. Il primo è quello del suo protagonista: Amedeo Guillet, ufficiale di cavalleria, comandante di un Gruppo Bande a cavallo che intraprese contro gli inglesi, durante il secondo conflitto mondiale, una sorta di guerra di corsa fra le colline e le pianure desertiche dell’Eritrea. Dopo la resa dell’esercito italiano in Africa Orientale, Guillet continuò a combattere. Vestito come un arabo, si mise alla testa di una banda composta da guerriglieri eritrei, etiopi e arabi. Lo accompagnava una giovane donna, figlia di un capo, bella, orgogliosa, audace come un guerriero. Cominciò, così, una caccia alla volpe in cui la volpe piombava continuamente alle spalle del cacciatore per dileguarsi nella boscaglia. Dopo mesi di guerriglia dovette nascondersi a Massaua a lavorare come acquaiolo fino al giorno in cui riuscì ad attraversare il Mar Rosso per raggiungere lo Yemen neutrale. Vi tornò nel 1954. «Sei tornato a casa finalmente» gli disse l’imam sorridendo quando Guillet gli presentò le sue credenziali come ministro d’Italia.
L’altro volto inciso sulla medaglia è quello del suo nemico, Vittorio Dan Segre, politologo, giornalista, professore a Haifa e a Stanford, uno dei maggiori esperti di questioni mediorientali. Nel 1938, all’età di 16 anni, emigrò in Palestina. Guillet e Segre si incontrarono a Napoli nel 1944, ma si conoscevano da quando Segre, allora nell’esercito britannico, studiava sui rapporti dell’Intelligence Service le spericolate azioni di un ufficiale piemontese. Da questa lunga amicizia è nata una biografia in cui Segre, per disegnare il ritratto di Guillet, ha utilizzato soprattutto i rapporti e i ricordi degli ufficiali inglesi che lo combatterono in Etiopia e in Eritrea: quelle stesse persone che lo hanno festeggiato, nei loro club e nelle loro associazioni, come un prode nemico.